Le richieste che arrivano a un allevatore: domande e risposte

Karin7w3

 

Da quando allevo ho ricevuto un “campionario” molto vario di richieste da potenziali nuove famiglie.
Nel corso degli anni ho imparato che il mondo degli allevamenti è davvero oscuro a tante persone: spesso il grande pubblico non sa cosa fa un allevatore, perché lo fa, quali sono le “regole” e con quale animo si alleva. Ho impiegato molto del mio tempo a rispondere a queste, e non solo, richieste, cercando di spiegare al meglio affinché fosse tutto chiaro.

Ma purtroppo queste domande sono ricorrenti …

Ho pensato allora che potesse essere utile mettre insieme le domande più popolari, con la speranza che le risposte fornite possano essere di aiuto.

Ma soprattutto sarebbe auspicabile che chi chiede uno dei miei cuccioli in affidamento capisca quale sia il mio modo di vedere le cose.

  1. Vorrei il cucciolo da piccolo, così si affeziona meglio a me: me lo può dare a 40 giorni? Non è possibile allontanare un cucciolo prematuramente dalla sua mamma. I cuccioli stanno con la mamma e in allevamento fino al compimento dei 3 mesi, perché trascorrendo questo tempo con la mamma ed i fratellini saranno degli adulti sereni ed equilibrati. Saranno consegnati vaccinati con trivalente e richiamo: la prima vaccinazione trivalente si fa intorno ai 60 giorni di vita, il richiamo dopo 3 settimane.
    E dunque no, non è possibile nessuna deroga anche per questo motivo.
  2. L’altro allevamento mi da il cucciolo alla metà del tuo prezzo! Avete fatto la vostra scelta, e dunque andate ! Il mio prezzo è valutato in base al lavoro complessivo che c’è dietro al singolo cucciolo, con una ricerca di qualità infinita, un lavoro personale notevole, una cura e una dedizione totale. Se non capite ed apprezzate le differenze, il problema non è il mio, ma sarà il vostro. Se c’è qualcuno che riesce a mantenere lo stesso livello di allevamento e di cuccioli alla metà del prezzo di vendita, chiedetevi almeno su cosa sta risparmiando …
  3. E allora potrei avere uno sconto ? Purtroppo non è possibile ridurre il prezzo. Il costo del cucciolo è comprensivo di tutte le spese che l’allevatore sostiene per mantenere l’allevamento, e sono tante, veramente tante.
    A conti fatti, e ne parlerò in un altro post, la maggior parte degli allevatori vende i cuccioli a un prezzo che è puramente un rimborso delle spese.
    Posso assicurarvi che non c’è alcun guadagno e, se c’è, questo viene prontamente reinvestito nell’allevamento stesso.
  4. A me il pedigree non interessa, quanto costa un cucciolo senza ? Nessun allevatore serio vende cuccioli senza pedigree ! Nessuno davvero. Se il pedigree “non vi interessa” potrete sempre riporlo in un cassetto.Io lo consegno comunque a tutti i proprietari dei miei cuccioli. Proprio per questo motivo non c’è differenza di prezzo, perché il pedigree non è un’opzione. Sappiate che chiunque vende cuccioli in altro modo vi sta truffando.
  5. Non ho tempo di venire a conoscere il cucciolo. Potete farlo consegnare a casa?  Non è assolutamente possibile: il cucciolo non è un pacco od una merce che si acquista su internet ! Io non affido i miei cuccioli ad una ditta di trasporti perché lo consegni a qualcuno che non ha perso nemmeno qualche ora del suo tempo per venirlo a conoscere, per vedere l’ambiente in cui vive e scambiare qualche parola con me, l’allevatrice che lo ha fatto nascere. E in ogni caso nessun cucciolo è mai uscito da casa mia senza che la nuova famiglia l’abbia visto almeno una volta insieme alla mamma e ai fratelli nella mia casa.
  6. Non voglio sterilizzare il maschio perché è contro natura/ Non voglio sterilizzare la femmina perché vorrei farle fare almeno una cucciolata La richiesta di sterilizzazione dei cuccioli definiti “da compagnia” da parte di un allevatore non è un suo capriccio o una sua imposizione. La ragione principale è per salvaguardare la sua salute. Se non avete a cuore la salute del gatto, come pensate che possa affidarvi una delle mie creature ?

Il norvegese delle foreste, il gigante buono

Snorre

Scopriamo insieme il suo meraviglioso carattere

Forza e al tempo stesso fascino, questa è la prima impressione che si ha guardando un norvegese delle foreste. Come non rimanere attratti dalla bellezza un po’ selvaggia di questo grande gatto ?

Fornito dalla natura di un manto incantevole,  il suo sguardo tenero ispira fiducia, e al tempo stesso sprigiona un alone di forza e di dolcezza.
Tutto in lui è equilibrio: la testa, che si inserisce perfettamente all’interno di un triangolo equilatero, il suo profilo dritto, il mento fermo, i suoi occhi grandi, espressivi e leggermente a mandorla e le orecchie erette, spesso ornate da un ciuffetto elegante, come quello di una lince.
I maschi, che arrivano a pesare fino a 7 Kg, sono significativamente più grandi delle femmine, il cui peso invece oscilla tra i 4 e i 5 kg.  La sua maturità è molto lenta e viene raggiunta intorno ai 4-5 anni.

Questo gatto, molto sicuro di sé, ha una grande personalità e alcuni tratti del suo carattere sono molto simili a quelli del cane.

Affettuoso e coccolone, desidera la presenza e la vicinanza al suo padrone e fa di tutto per attirare la sua attenzione, in particolare attraverso i suoi atteggiamenti e il suo miagolio molto modulato ed al tempo stesso eloquente, al punto che vi sembrerà che lui vi parli.

Dal carattere flessibile, il norvegese è un gatto molto intelligente, al punto da essere in grado di ricordare un’esperienza e di riprodurre le stesse condizioni per raggiungere i suoi fini.
Particolarmente socievole e tranquillo, ma al tempo stesso anche giocherellone, possiede anche un certo “spirito di squadra”, adattandosi molto facilmente a bambini e ad altri animali.
Il norvegese è anche un grande sportivo, che si arrampica sui tronchi ad una velocità sorprendente, scendendo a testa in giù; inoltre non esita ad entrare in acqua e a nuotare.

Dotato di muscoli possenti, grazie alla sua grande flessibilità e velocità di movimento è un cacciatore eccezionale dall’efficacia assai temibile per le prede.

Quello che so è che non si resta insensibili al suo fascino.

Come è possibile non innamorarsene ?

Il gatto norvegese, una storia tra mito e leggenda

Tanti secoli fa vivevano dei gatti molto grandi in Norvegia …

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Blue Lynx Gael Monfils

Grande, calmo, affettuso, intelligente, nobile e giocherellone allo stesso tempo: il gatto norvegese ha un look ed un carattere irresistibile.

Ma quale è l’origine di questo “gigante buono” ? Da quali terre proviene ?

La sua storia è strettamente legata al popolo dei Vichinghi. Nel corso dei secoli numerosi racconti e leggende avevano evocato in Scandinavia la presenza di grandi gatti: bianchi erano ad esempio i gatti che tiravano il carro di Freya, la dea della fertilità e dell’amore; una leggenda norrena narra che Thor, il potente dio del tuono, non fu in grado di sollevare uno di quei gatti, talmente questo era pesante. Altri gatti mitici, come il “gatto-fata” dalla lunga coda folta, eredi dei primi gatti leggendari, appaiono in diverse storie scandinave scritte per bambini nel XIX secolo. E nei racconti popolari, il termine Skogkatt, che significa “gatto dei boschi”, è più volte menzionato come un gatto ninfa con una grande coda folta: un “gatto – troll”, una sorta di genio della casa.

E’ probabile che l’arrivo in epoca preistorica di gatti a pelo corto venuti dall’Europa del Sud fosse all’origine della razza, con una selezione di individui capaci di sviluppare un manto folto tale da resistere al rigoroso clima della Norvegia.

Gli antenati del gatto delle foreste norvegesi sarebbero nati sulle rive del Mar Caspio tanto tempo fa e sarebbero arrivati ​​nei paesi scandinavi attorno al VII secolo, dove probabilmente cominciarono a vivere con i Vichinghi, come testimoniano resti trovati nelle tombe di questi grandi viaggiatori. Alcuni sostengono che i Vichinghi li avrebbe portati dall’Asia Minore a cacciare i topi che infestavano le loro lunghe navi, altri credono che furono introdotti da altre tribù dell’Europa centrale o dell’Asia, che si erano tarsferite in Scandinavia prima del Medioevo.

Si narra che il navigatore Leiv Eiriksson, figlio di Erik il rosso,  avrebbe scoperto questi gatti durante una battuta di caccia con il falco insieme al re Olav (che regnò dal 995 al 1000). All’improvviso Leif notò qualcosa. “In nome del cielo ! Che animali sono questi tra gli alberi ?” domandò lui. “ Dei gatti delle foreste” rispose il re. Leiv disse che non poteva trattarsi di gatti per il modo in cui scendevano a spirale dai tronchi degli alberi. Il re rispose che questi gatti erano stati spesso visti nelle foreste norvegesi e che il motivo per cui erano così agili era che possedevano un’unghia in più, e che alcuni dicevano che fossero il risultato di un incrocio tra lo scoiattolo e la lince.
“Prendetemene alcuni, affinché io possa portarli in Groenlandia con me” disse Leiv, che li voleva come gatti sulle navi ed il re promise di procurargliene alcuni, in segno di amicizia. Così li mise sulle sue navi vichinghe al fine di proteggere il cibo da ratti e topi. Il navigatore norvegese ed i vichinghi erano infatti in partenza per un lungo viaggio, che dopo tre o quattro mesi li avrebbe portati dall’altra parte dell’oceano, in America, dove sarebbero sbarcati nell’anno 1002.

Un prete danese che viveva in Norvegia negli anni 1550, Peter Clausson Friis, e che si interessava molto alla flora e alla fauna locale aveva suddiviso la lince norvegese in tre classi:

  • la “volpe-lince”,
  • il “lupo- lince”,
  • il “gatto-lince”.

Più tardi si chiarì che quello che era chiamato da Peter Clausson Friis “gatto-lince” era semplicemente un gatto delle foreste norvegesi. La sua somiglianza fisica con la lince (grandezza, collaretta, ciuffetti sulle orecchie) era inoltre confortata dalla sua abilità a catturare i pesci nei laghi e nei ruscelli … proprio come la lince.

Divenuto per forza di cose un gatto nordico, il norvegese si adattò naturalmente ad un ambiente piuttosto duro. Così lo Skogkatt ha infoltito il proprio pelo per ricoprirsi con un manto morbido impermeabile in grado di proteggerlo sia della pioggia, che dalla neve, costituito da un sottopelo lanoso e da un rivestimento esterno lungo e impermeabile. Il suo pelo non ha nulla a che vedere con quello del gatto selvatico europeo, ma piuttosto assomiglia a quello dell’orso polare e della volpe.

Dovendo cacciare per sopravvivere, il norvegese è diventato un eccellente atleta ed ha guadagnato in termini di dimensioni dei muscoli per rimanere in vita. Si dice che le colorazioni del mantello si siano sviluppate seguendo le differenti regioni della Norvegia per celarsi meglio nel paesaggio.

La gente del paese aveva notato questo gatto robusto che non aveva affatto paura di avvicinarsi alla fattoria per ripararsi nelle stalle, che liberavano da ratti e topi. Ma nel corso degli anni, i gatti norvegesi sono stati incrociati con gatti di casa, cosa che ha in qualche modo alterato le loro caratteristiche originali.

Nel 1912, l’autore norvegese Gabriel Scott scrisse un libro per bambini il cui personaggio principale è proprio un gatto norvegese chiamato Solvfaks, tuttora uno dei libri più importanti della letteratura per i ragazzi norvegesi.

Intorno al 1930 gli allevatori scandinavi decisero di interessarsi di questo gatto indigeno. Così ne iniziarono l’allevamento al fine di salvaguardare la sua originalità. Seguendo un lavoro metodico, gli allevatori selezionarono i loro soggetti per morfologia e per il bell’aspetto, preservando questa razza naturale, minacciata da vari incroci non controllati con gatti a pelo corto. Fu il bel maschio di Pan Truls dell’allevamento della signora Nylund, a venir preso come modello per lo standard ufficiale del gatto norvegese, essendo il primo norvegese delle foreste a ricevere un pedigree dalla Federazione Internazionale Felina. Nel settembre del 1972 la razza viene riconosciuta dalle società norvegesi e viene istituito un primo standard. Nel dicembre 1975 viene creato il Norsk Skogkattring, il club che ha dato nuovo impulso alla razza. La Federazione Internazionale Felina (FIFe) ha riconosciuto il norvegese nel 1977 e gli ha dato il suo primo standard ufficiale, poi cambiato per evitare confusione con il Maine Coon.

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